Gaetano Salvemini
Gaetano Salvemini nasce a Molfetta, in Puglia, nel 1873, da una famiglia della piccola borghesia. Il suo maestro, all'università di Firenze, è il grande storico Pasquale Villari, che oltre ad insegnargli il valore della storia, esorta i suoi allievi “a non essere mummie, ad essere uomini". Una lezione che Salvemini cercherà di onorare per tutta la vita.
All'università si converte al socialismo e spera nella rivoluzione.
Il Partito Socialista, guidato da Filippo Turati, è però su posizioni legalitarie e riformiste.
Anche se diventa una figura di primo piano del partito, Salvemini non intende allinearsi alla linea legalitaria e riformista voluta da Turati.
Quando l'Italia entra in guerra, nel 1915, Salvemini, nonostante abbia già quarantadue anni, Salvemini si arruola volontario, e viene spedito sul Carso.
E' una breve esperienza sufficiente a fargli sperare che gli ex combattenti saranno coloro che costruiranno l'Italia del futuro. Ma quando è il fascismo a dare loro uno sbocco in politica,
Salvemini diventa un feroce oppositore di Mussolini. Una dissidenza che nel 1925 lo costringerà all'esilio.
Diventato una delle voci più importanti del fuoriuscitismo, Salvemini sarà l'esponente intellettuale più in vista del variegato mondo antifascista.
Tornato in Italia alla fine della seconda guerra mondiale dopo un lungo soggiorno negli Stati Uniti, lo storico non smetterà di sferzare il paese, nel continuo tentativo di correggerne errori, storture, direzioni sbagliate.