Sindacalismo rivoluzionario

 

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La definizione sindacalismo rivoluzionario si riferisce ad una molteplicità di movimenti sindacali, uniti da una comune ideologia di base ed evolutisi in diverse direzioni su base nazionale, sviluppatisi maggiormente in Francia, Italia, Spagna, Argentina e Stati Uniti tra l'inizio del Novecento fino agli anni trenta.

Il principio fondamentale del sindacalismo rivoluzionario è l'indipendenza sindacale nei confronti sia dei partiti politici che dello Stato. Questo principio verte sull'idea che la classe operaia debba agire in maniera autonoma sul terreno della produzione e contando soltanto sulle proprie capacità, considerando tra i propri strumenti privilegiati lo sciopero generale e l'uso della violenza a scopi rivoluzionari. Il fine non è la conquista del potere politico, bensì la costituzione di una società basata ed organizzata per mezzo di sindacati di lavoro e di settore.

Il sindacalismo rivoluzionario, in Italia, nasce in seno al partito socialista come corrente di sinistra, avente i suoi prodromi nel socialismo partenopeo ed il suo battesimo di fuoco nel primo sciopero nazionale del settembre 1904. I suoi leader sono allora gli economisti Arturo Labriola e Enrico Leone.